Il Portale di Poker al Femminile

di Elena S.

La percezione del poker tra pregiudizio e realtà

Oggi, in una giornata in compagnia, mi sono imbattuta in una discussione alquanto delicata che interessa noi tutti senza distinzioni. Sì, perché ciò che è il nostro amato gioco e per molti anche un lavoro, diventa argomento delicato quando si scontra con ciò che purtroppo in parecchi pensano (e credetemi son davvero tanti), cioè che il poker sia perfettamente correlato ed amalgamato col puro gioco d’azzardo.

Ora ragazze/i non sto qui a dirvi tutto quello che ho dovuto dire e quanti milioni di esempi a supporto ho dovuto fare, purtroppo la gente che non conosce a fondo questa disciplina continuerà a pensarla in quel modo. Ma il punto qual è? Dovrebbe essere quello di cercare di uscire illesi da determinati e troppi pregiudizi o lasciar perdere, lasciandoli pensare ciò che vogliono? Beh, io sto dalla parte di chi non vuol lasciar correre, perché credo fermamente che il duro lavoro di studio che si cela dietro chi comunque questa passione l’ha trasformata in lavoro, debba avere il giusto risalto e merito di qualsiasi altro lavoro a cui si dedica tempo e perseveranza. Questo tante volte implica il fatto di non rendere pubblica questa nostra passione anche con le persone a noi più care, per non permettere a nessuno di classificarci come i classici nullafacenti e ludopatici di turno. Dovremmo spiegare loro che questa disciplina è sì un gioco di carte, ma è anche studio su calcoli matematici, percentuali e statistiche, più un enorme lavoro per costruire i vari range, per bilanciarli, per renderci il meno exploitabili possibile e, sì, poi non ultimo per ordine d’importanza, per portare a casa i nostri guadagni a fine mese. Le differenze tra un classico gioco dove magari devi semplicemente pigiare un tasto oppure tirare una leva, insomma dove il fattore C ha una prevalenza importantissima e uno skill games è che la componente fortuna ha la sua valenza nel breve periodo, ma nel tempo l’elemento chiave è l’abilità del giocatore.

Perché? Ovviamente vi chiederete perché. Il poker è un gioco ad informazione incompleta, cioè a noi non è dato a sapere in nessun caso quale combo tra le 1326 combinazioni hanno in mano i nostri avversari ma è proprio lì dove nel lungo periodo entrano di forza le nostre skills, quindi prima studiando i vari concetti base e successivamente approfondendo tutti quelli che sono gli ulteriori dati e strategie a nostra disposizione, impareremo che osservandoli ed attuando le nostre linee di gioco possiamo stringere i loro range, quindi valutare le possibili combo di bluff o valore, riconsiderandole strada per strada, ad esempio iniziando a studiare i vari range di call, raise o 3bet che partono da un top 5% per finire ad un top 50% ed in base ad esso imparare ad utilizzare, ad esempio, la nostra FE (fold equity) o valutare le nostre pot/implied/reverse odds (che magari approfondiamo prossimamente).

Tutto questo ci aiuterà ad avere sicuramente un plan più consapevole e sul lungo periodo ci porterà a far sempre più scelte a ev+ (a valore atteso positivo). Quindi sì, se impareremo a concentrarci sulla qualità del nostro gioco, la nostra lungimiranza nel lungo periodo potrà solo portarci i suoi frutti (nel portafoglio). Detto ciò, il mio non vuol essere un articolo per dire a tutti “giocate a poker e vi guadagnate lo stipendio sicuro” anzi, il mio vuole essere solo un modo per dire e portare a conoscenza più persone possibili, che il poker col giusto mindset e la giusta preparazione può sì essere vissuto come una passione for fun, ma può anche diventare un lavoro come tanti altri: con orari da sonnambuli, ma come tutti gli altri.